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Roger Federer riscrive la storia: è campione

Ultimo Aggiornamento: 08/07/2012 20:39
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Lo svizzero supera Andy Murray con il punteggio di 4-6, 7-5, 6-3, 6-4 e conquista il suo 7° titolo a Wimbledon. Come lui solo Pete Sampras. Il telento di Basilea, a trent'anni, torna anche numero 1 della classifica ATP. Murray, invece, perde la sua quarta finale di uno Slam
E' una storia senza fine quella tra Roger Federer e il libro dei record del tennis. Lo svizzero, dopo aver superato Andy Murray nella finale di Wimbledon con il punteggio di 4-6, 7-5, 6-3, 6-4, ha riscritto per l'ennesima volta la pagina dei primati eguagliando - con 7 titoli sull'erba londinese - un mito come Pete Sampras e tornando, a trent'anni, numero uno della classifica ATP (ritoccando anche qui sempre un record di Sampras: 286 settimane in vetta davanti a tutti).

E come prevedibile non è stata un'impresa semplice quella del fenomeno di Basilea, specialmente perché dall'altra parte della rete c'era un giocatore spinto da tutto il pubblico e dall'orgoglio di un Paese che invece dovrà ancora aspettare. Andy Murray, infatti, si deve accontentare di essere il primo britannico a tornare in finale dopo 74 anni ma non è riuscito a cancellare il mito di Fred Perry, ultimo inglese a vincere lo slam sull'erba dell'All England Club. Sì perché nonostante la buona partenza di Murray, Roger Federer, come un ragazzino, è venuto fuori alla distanza e ha schiantato nel terzo e nel quarto set uno scozzese che dopo la sosta di 40 minuti per pioggia - e le chance non sfruttate a metà del secondo set - ha perso convinzione (soprattutto col dritto), finendo per inchinarsi alla legge del più forte (ed esperto).

LA PARTITA - Eppure, contro ogni previsione, ad essere più contratto sul centrale, non è l'idolo di casa con la pressione di un Paese e 76 anni di storia da cancellare ma il campionissimo, colui che ha giocato 21 finali di uno slam: Roger Federer. Murray infatti, sin da subito, riesce a prendere in mano gli scambi e ad essere incredibilmente efficacie anche col colpo a lui teoricamente meno congeniale: il dritto. Federer è spiazzato e, ogni qualvolta non mette la prima di servizio, finisce col perdere il punto: ecco spiegato il break subito in avvio e la partenza che fa ben sperare tutti i britannici.

PRIMO SET ALTALENANTE - Ma Andy Murray è un personaggi eclettico e, anche quando sembra in totale controllo del gioco, due errori non forzati gli fanno perdere la concentrazione e consentono a Federer di rientrare immediatamente in partita: 2-2 e set di non semplicissima interpretazione. Sì perché Murray sembra stare decisamente meglio di un Federer che qualche problemino negli spostamenti laterali verso destra, effettivamente, sembra averceli; eppure il gioco è altalenate e quei 5 game su 8 finiti ai vantaggi ne sono più di una spiegazione. La partità regge però fino al 4-4 quando Federer, nuovamente, subisce un passaggio a vuoto con la prima: Murray strappa quindi il servizio e, sul suo turno di servizio, non trema infilando un ace e una prima vincente e chiudendo la prima partita per 6-4.

FEDERER, IL RISVEGLIO IMPROVVISO - Federer, rispetto al match con Djokovic, è decisamente sottotono. Lo svizzero non riesce assolutamente a fare male col dritto mentre Murray, galvanizzato dal set di vantaggio e dalla spinta del pubblico, come nel primo set sembra poter girare la partita anche col dritto. Non è un caso quindi che i game dello scozzese inizino a scorrere via piuttosto veloci mentre Federer, sui suoi turni di battuta, deve sudare le "sette camicie" prima di portarsi via il punto: lo svizzero è infatti costretto ad annullare quattro palle break (e queste a fine partita peseranno non poco sul conto di Murray...) - due nel quinto e due nel delicatissimo nono gioco - prima di sfoderare la zampata del campione: Murray va al servizio per prolungare il set al tie-break e dopo un facile 30-0, incappa in due non forzati che mandando lo svizzero a due punti dal set; qui Federer si esalta prima guadagnandosi il set point con una stop volley che va dritta nel manuale del tennis e poi chiudendo il discorso con una volèe bassa arrivata dopo un durissimo (e lunghissimo) scambio "rovescio contro rovescio". Pur non brillando Federer è lì: 7-5 e un set pari.

PIOGGIA BENEDETTA - Nemmeno il tempo di cominciare il terzo set e il gioco viene sospeso: su Londra infatti si scatena un nubifragio che obbliga gli organizzatori alla chiusura del tetto. E i quaranta minuti di pausa sono un'autentica benedizione per Roger Federer. Al rientro in campo, lo svizzero, è un giocatore cambiato: le prime tornano a entrare ma, soprattutto, torna a funzionare quel dritto che per i primi due set aveva funzionato a rilento. Dall'altra parte, invece, accade l'opposto: Murray, che col colpo a lui meno congeniale aveva tenuto alla grande, inizia a perdere confidenza e Federer, da buon killer, se ne accorge iniziando a picchiare soprattutto lì. Lo scozzese prova a reggere, ma il sesto game del terzo set è la svolta: Murray, al servizio, sale subito 40-0 ma subisce poi il rientro di Federer; il game dura quasi 20 minuti, lo scozzese salva 5 palle break ma alla sesta, e dopo 28 punti, scivola su un attacco a rete e viene beffato dal lob dello svizzero sulla riga. C'è il break... e non solo. Sì perché lo svizzero si conferma impeccabile in tutti i suoi turni di battuta e chiude il set lasciando solo 5 punti (sul proprio servizio) a Murray.

FINALE SENZA STORIA - Lo scozzese avrebbe bisogno della reazione immediata e il pubblico del centrale prova a dargli tutto il sostegno necessario soprattutto in avvio di quarto set. Murray, con grinta e orgoglio, si procura una palla break nel secondo game ma non riesce a trasformarla grazie anche alla strepitosa difesa del basilese. Sarà l'ultima chance. Da quel momento in poi infatti Federer lascia solo le briciole all'avversario, continuando a martellare il numero quattro al mondo al servizio, dal fondo e anche a rete ottenendo il break nel quinto e decisivo gioco. Murray, continuamente pungolato sul dritto, tiene con fatica il servizio fino al suo ultimo turno di battuta mentre Federer prosegue deciso verso una meta ormai ben visibile: il 6-4. Il record è eguagliato. La storia è riscritta. Di nuovo.
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